MIDI Musical Instrument Digital Interface Stefano Scarani | ||
MIDI è l'acronimo di Musical Instrument Digital Interface ed è un protocollo di comunicazione che permette lo scambio di informazioni tra apparecchiature munite di apposite interfacce. Formalmente introdotto nel 1983 il MIDI si impone velocemente nel mondo musicale grazie alla funzionalità del linguaggio e la semplicità del sistema, che richiede un circuito di interfacciamento fisico semplice ed economico, permettendo in questo modo che la implementazione midi non costituisca un peso sul costo complesivo dell'apparecchiatura. L'introduzione di un linguaggio comune finalizzato allo scambio di informazioni generiche, quali quelle notazionali e di controllo, similmente a quanto si comunica leggendo una partitura, permette l'adozione di un sistema leggero basato su connessioni unidirezionali seriali, dove il treno di impulsi che costituisce il flusso di dati, non necessita di una banda di trasmissione ampia, come sarebbe nel caso di uno scambio di materiale audio o video. L'introduzione di questo protocollo è avvenuta in un momento in cui le apparecchiature per la produzione musicale, e in particolare i primi sintetizzatori digitali commerciali, utilizzavano sistemi di comunicazione proprietari, ovvero compatibili solo all'interno della medesima famiglia o marca di produzione: il sistema MIDI elimina questa barriera e permette la comunicazione libera tra tutte le apparecchiature munite di una interfaccia MIDI, sia musicali (Moduli di generazione sonora, mixer, effetti) sia non musicali (mixer luci, convertitori analogico-midi per la sensoristica) e sopratutto permette la connessione all'apparato divenuto dominante in questo campo: il computer. Parallelamente alla implementazione del sistema MIDI in tutte le aparecchiature hardware, si sono sviluppati numerose applicazioni informatiche di gestione di dati MIDI: i sequencer, cosí chiamati in quanto sequenziatori di dati (che mettono dei dati in sequenza uno dietro l'altro), oggi comunemente utilizzati in forma audio e midi, sono nati come sistemi di registrazione e manipolazione di soli dati MIDI, inizialmente in forma di registratori di dati hardware e poi in formato software: in una epoca in cui un personal computer disponeva di una velocità e memoria estremamente ridotti, la leggerezza dei dati MIDI ha prmesso una facile introduzione e gestione di sistemi su macchine relativamente economiche, con la nascita anche di computer dedicati quali lo Yamaha CX5 e l'Atari 1024 che montava di serie una porta midi. E' necessario tenere presente che mentre il MIDI si sviluppava negli anni '80, in un ambiente dove iniziavano a fiorire strumenti musicali digitali a precco accessibile (dal Yamaha DX7, agli Obereim, ai primi Roland), esisteva già un mondo di strumenti finalizzati alla musica digitale estremamente raffinati, ma dal costo proibitivo per un singolo musicista, quali i Synclavier o fairlight, i Moog e i sistemi di sintesi digitale Music sviluppati da Max Mattews e simili, appannaggio di centri di ricerca dove era disponibile un sistema informatico di tipo industriale. D'altro canto la dimensione fisica occupata dai file midi, pochi Kb, tanto da permette l'uso di floppy disk da 800 Kb come sistema di immagazzinamento in una epoca pre-disco rigido, su computer che raramente raggiungevano una Ram di 1 Mb, apriva la possibilità di utilizzare apparecchiature di diversa qualità in un unico macro sistema-studio, ovvero di poter utilizzare, ad esempio, generatori di timbri sonori (sintetizzatori, o i primi campionatori) di qualità differente, come uno Yamaha TX816 e un Fairlight, pilotati da un Atari con 1 Mb di ram, o un Apple Macintosh Plus (Espandibile fino a 4 Mb), delegando a queste apparecchiature esterne dedicate la produzione del pesante timbro sonoro, e limitando alle indicazioni di che note suonare come e quando, al sistema midi centrale. |
Uno dei pregi immediati di un lingiuaggio come il MIDI è la capacità di ignorare le informazioni non riconosciute, ovvero la possibilià di inviare dati a una apparecchiatura e che questa ignori ciò che risulta incomprensibile, come ad esempio dei dati relativi a note musicali inviati a un mixer, senza che questo possa generare errori o blocchi nel sistema di comunicazione. In questo modo è facile generalizzare i contenuti midi, come ad esempio una composizione musicale comprendente notazione, dinamiche e una serie di controlli che se applicati ai timbri corretti compiano quanto prestabilito (ad es. de glissandi controllati dal Pitch Bender), ma che se inviati ad apparecchiature i cui timbri non sono predisposti per tale controllo, vengano ignorati riproducendo solo le note. Un discorso analogo vale per la possibilità di inviare la medesima partitura midi a diversi raggruppamenti timbrici, che la eseguiranno dentro le possibilità programmate (estensioni, dinamiche, ecc). Questo sistema è risultato talmente semplice e al contempo afidabile, che è divenuto un protocollo applicato a tutti i sistemi di controllo, a partire da software di programmazione come Max/MSP e Pure Data. Negli anni '90, quando buona parte del trattamento audio dal vivo era ancora pressochè gestito da DSP outboard, la programmazione e gestione in tempo reale dei vari set up era affidata a questo genere di programmi, con la possibilità di ottenere la predisposizione di una situazione in una frazione di secondo (cosa impossibile manualmente) e di controllare buona parte dei parametri in tempo reale attraverso comodi midicontroller anzichè gli scomodi tasti e jog shuttle dei moduli DSP a rack. Per approfondire: MIDI Manufactures Association |
![]() Tavola di correspondenza: MIDI number / Notazione musicale / Frequenza / Periodo |